Teatro

'Strings', gli ostacoli del cuore di Cavallari incantano i veronesi

'Strings', gli ostacoli del cuore di Cavallari incantano i veronesi

Corde che se segnano lo spazio scenico all'interno del quale agiscono i danzatori, prima le ballerine vestite di rosso, con gonnellini corti che lasciano scoperte le gambe che si intrecciano con velocità insieme alle braccia. Poi le corde diventano elastici con i quali giocano a legarsi e poi a sciogliersi con abile agilità.

Infine entrano i danzatori uomini che con eleganza e nello stesso tempo energia, sembrano tracciare nello spazio una sorta di ring che poi diventa un campo da tennis dove si divertono a giocare insieme alle donne. Da un passo a cinque su musiche di Pugnani e Kreisler si passa  a un passo a quattro sulle danze rumene di Bela Bartok per poi arrivare a un passo a tre su musiche di Bach e infine ad un passo a due e ad un adagio per archi di Paganini intitolato "Per Sonia" nel quale si ritorna alla danza di gruppo.

La coreografia creata per l'occasione da Ivan Cavallari è divisa a stazioni e non a caso si intitola “Strings” corde, anche perché oltre a visualizzare materialmente le corde sul palcoscenico, è basata su brani eseguiti nella prima parte da strumenti a corde eseguite dal vivo al violino da Anna Tifu e al pianoforte da Pietro Selvaggio.

Stiamo parlando di uno spettacolo particolare andato in scena dal 18 al 21 febbraio nell’ambito della stagione “The Other Side of Arena” al Teatro Filarmonico di Verona, in un momento decisamente non felice per il Corpo di Ballo dell’Arena di Verona che fino allo scorso dicembre era diretto da Renato Zanella, il quale ha però dato le dimissioni a causa dei grossi problemi finanziari che gravano sulla compagnia.

Nonostante la situazione di grave disagio e di preoccupazione in cui versa la compagnia, Zanella ha chiamato per l’occasione a dare una ventata di nuovi stimoli ai ballerini il coreografo bolzanino Ivan Cavallari, attuale direttore del Ballet de l’Opera du Rhin e già direttore del West Australian Ballet.

In questi giorni la compagnia di Cavallari oltre ad avere “prestato” due suoi primi ballerini ospiti alla compagnia veronese ovvero l’australiano Dane Holland e la cinese Dongting Xing  che hanno danzato a fianco dei Primi ballerini della Fondazione Arena di Verona: Alessia Gelmetti, Amaya Ugarteche, Teresa Strisciulli, Evghenij Kurtsev e Antonio Russo, è in scena anche al Teatro Comunale di Bologna con Without, firmata Benjamin Millepied, e La strada, creazione del 1966 commissionata dal Teatro La Scala al coreografo di fama internazionale Mario Pistoni noto ai più per le sue esibizioni nel repertorio classico negli anni ’60 e ’70, e per l’interpretazione nel Mandarino Meraviglioso di Bartok accanto a Luciana Savignano.

Se con  “Strings”, le corde, rappresentando i legami che uniscono e mettono insieme stili, caratteri, e fanno incontrare personalità ed emozioni diverse, creando affinità elettive impensabili, che portano persino a trasformare i legami in segni, strisce di colore che segnano in maniera indelebile i corpi dei danzatori creando legami ormai indissolubili, nella seconda parte dello spettacolo si cambia completamente registro.
Cavallari riesce ad amalgamare danzatori, corpi e stili diversi stimolandoli ad entrare perfettamente nella musica e nello stile del Settecento, ma con sguardo contemporaneo facendo giocare i danzatori con la musica barocca dell’Allegro ma non troppo di Ludwig van Beethoven, fino ad arrivare al finale del Rondò e dell’Allegro.

Una perfetta fusione tra un complicatissimo intreccio di passi e musica nella quale i ballerini entrano come in un vortice. I legami si trasformano in scatole bianche, alcune piccole altre più grandi dentro le quali si nascondono i danzatori oppure ostacolano il movimento l’uno dell’altro, spingendole o scagliandole addosso al compagno durante il percorso. Ostacoli del cuore potremmo definirli. I costumi e i movimenti rimandano in modo minimalista a quelli barocchi e anche le movenze passano dal classico, al neoclassico con ironici rimandi alle movenze settecententesche della danza di corte. Un divertisment nel quale non solo i danzatori e il coreografo si divertono a danzare ma anche il pubblico che danza con gli occhi insieme a loro.